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Villa Forni Cerato

PLANIMETRIA

   


L’astratto linguaggio di villa Forni, così come la planimetria degli interni estremamente semplice, ha ingenerato ulteriori e più profonde incertezze sull’effettiva attribuzione progettuale. La villa, cioè, non presenta la grandiosità delle altre opere palladiane ma un aspetto minimalistico. Ma è proprio tale elemento qualitativo che spinge a pensare ad una presenza forte del Palladio in quest’opera: la serena severità della villa sembra parlare il suo linguaggio, asciutto quanto astratto. Inoltre non c’è retorica celebrativa, né bisogno di mettere in scena il ruolo e la figura del committente; in altre parole, mutuando un’azzeccata immagine del Beltramini, il minimalismo di questo edificio così calibrato appare in piena sintonia con lo status sociale del committente, un ricco in tutti i sensi ma pur sempre borghese (un gentiluomo minore, per dirla con il Palladio). Si svelerebbe, in questo, una scelta ideologica del palladio: i “gentiluomini minori” dovranno avere case di minor pregio, meno costose, meno sfarzose, ma non per ciò meno funzionali e piacevoli. Emerge quindi in questa residenza garbata, di gusto, ma non aulica o aspirante tale, una lodevole peculiarità palladiana: la capacità di adattare la propria arte non solo alle esigenze, ma anche allo spirito e al ruolo del committente.